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da 23/2/2015

 

Entrar al espacio

 (dal libro “Danzaterapia –  Vida y Trasformacion”)

di Maria José Vexenat

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Lo studio di Maria, o lo studio di Callao, sono il riflesso della stessa cosa. Il suo studio è lei.
Maria ha sempre descritto il suo studio come un bosco con due alberi.
Il mistero che è presente in un luogo è il mistero che possiede la persona che lo abita. Tante volte ho ascoltato gli allievi commentare tra loro dell’aria e del profumo che si sente nello studio di Maria. Già appena si entra si percepisce un ambiente diverso.
Centinaia di persone hanno danzato sul pavimento chiaro di legno, fatto con querce della Slovenia, che abbraccia due colonne che sono il sostegno dell’edificio.
Molte volte, negli incontri, questa sua simbologia acquista un senso di realtà che si potenzia ancora di più con la musica.
Niente nel suo studio di danza è stato ed è convenzionale; la sua componente creativa è sempre stata una costante.
Oggi, spesso, presento questi “alberi” come un luogo da dove iniziare una danza, nascondendoci dietro di essi, possiamo ascoltare i loro ritmi vitali e permettere all’immaginazione di volare con gioia all’idea di avere un albero dentro casa.

Vivere lo spazio con capacità di creare

è la base per continuare creando.

Lo studio ha tre finestre che danno sull’Avenida Callao, che hanno tende lunghe fino al pavimento. Da lì più di una volta, Maria si è nascosta per tirar fuori una mano o un dito con i quali esprimere qualcosa che era difficile comprendere dal corpo. I nostri occhi di bambini si aprivano allora alla meraviglia, così come fanno oggi gli allievi adulti, perché la capacità di stupirsi è qualcosa che non dovrebbe diminuire mai nella vita e questo lei lo sa perfettamente.
Nella sua vita personale e di artista mai ha smesso di scoprire, né di sorprendersi. Questa qualità le ha permesso di intraprendere voli nella poesia del corpo.
Mantenere queste possibilità, tanto nei gruppi di bambini come in quelli degli adulti, permette alla creatività di trovare infiniti spazi di ricerca.
Fin qui, neanche ho cominciato a parlare degli stimoli metodologici, semplicemente mi sono riferita allo “spazio fisico”. Tante volte, come docenti, diamo priorità al lavoro, annullando il luogo, senza riconoscere che “tutto è collegato con tutto”.
Le influenze dell’esterno si legano con l’interno. Lo spazio fisico non deve passare inosservato né per lo spazio del corpo, né per il corpo stesso.
Quante volte avete visto quadri rotondi? Bene, nello studio di Maria se ne incontrano di tutte le forme.             Quando le linee rette o circolari si presentano nella danza, gli sguardi verso di loro sono una costante. Osservare gli occhi dei bambini che disegnano il quadro rotondo mi sollecita, oggi come adulta, a lasciarmi andare allo stupore.
Quando questo succede, come dice Maria, si ritorna ad essere bambini, per comprendere.

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Maria Fux con Maria José Vexenat

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Il difficile è trovarsi nel luogo dell’altro.

Quando questo succede, la fluidità dell’energia

tra la persona e il gruppo scorre più facilmente

perché si crea un’intesa tra tutti.

Le immagini esposte nello studio rivelano anche il suo passato artistico. Il colore evidenzia lo scorrere del tempo. Spettacoli, seminari e foto raccontano i suoi viaggi nel mondo. Lì, Isadora Duncan, non poteva mancare.  E’ la sua musa ispiratrice; la sua immagine è posta in un luogo preferenziale.
Un’altra immagine importante su cui soffermarsi, per la sua componente archeologica e antropologica è “La Cuevas de la Manos”, un sito di pitture rupestri che si trovano nella provincia di Santa Cruz, nella Repubblica Argentina.

Quando le nostre mani non trovano risposte, queste immagini permettono un sentire “altro”. Le dimensioni di ciascuna mano creano vincoli; quelle mani sono appartenute ad antenati aventi le nostre stesse radici.               Scorrere con lo sguardo lo studio ci invita a scoprire il valore affettivo che conservano queste immagini che sono parte della sua vita. Il sole, quando tramonta, invita ad accendere le luci. Ciascuna è posta in maniera diversa, mettendo in controluce gli spazi tra luce e ombra.

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Alcune volte la sera, i raggi del sole, prima di andarsene, entrano dalla finestra. Punti si vedono fluttuare nella luce solare e sono la delizia dei bambini. Fu Maria a farmelo notare per la prima volta, mi disse: “guarda i raggi di sole che entrano dalla finestra”.
Quante volte abbiamo visto veramente questo spettacolo della natura? Siamo sempre più intenti ad inseguire il tempo e, nel frattempo, perdiamo la capacità di osservare.
Al calar del sole arriva la luna e lo studio rimane buio. Allora si accendono le luci . . . la luce dà colore al corpo. Lo stimolo suggerito da Maria e la musica sollecitano movimenti che invitano a contemplare i giochi di luce ed ombre. Si crea una nuova atmosfera.
Penso che nello studio di Maria si avvertano tante sensazioni di piacere perché è vivo e perché danza.

Quando l’autenticità vive dentro una casa, si sente.

Non sappiamo il motivo,

ma si percepisce il clima che regna in quello spazio.

Quando il corpo entra in uno spazio può offrirsi. Ma si dà solo quando ha fiducia. Per questo è importante averne cura; ma non solo di ciò che si vede ma anche di ciò che si respira (si sente).                                                                        E Chi da qualità allo spazio è la persona che lo cura.
Lo studio ha due specchi che, nonostante ci siano, non li vedi. Ma uno di loro, lo specchio “interiore” ci riflette molto meglio di quello esteriore.

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Nella parete ci sono quattro barre, poste ai lati. Ci si avvicina ad esse solo quando la creatività lo sollecita. E’ molto interessante approcciarsi alla barra con idee diverse da  quelle tradizionali… Come possono convertirsi e trasformarsi in immagini tanto diverse…
Di lato, entrando nello studio, ci sono tre file di sedie che attendono ansiosamente ogni incontro.
Accanto ad una finestra c’è lo stereo con la musica, la musica ha una forza poderosa che arriva in tutto lo spazio. Sotto lo stero, un mobile conserva, come un tesoro, nastri colorati, elastici, piume, carta crespa e disegni di antichi incontri.

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Foto A. Angeli

A  questa descrizione occorre aggiungere  che, nello stesso tempo, si sente un aroma soave. Sicuramente incenso, così delicato e adatto.
Alla fine di ciascun incontro, sempre come rituale, Maria mi offre un succo d’arancia. Così termina la giornata nel suo studio:  spegne la luce, apre la finestra e mi dice: “Ci sentiamo, che sia un buon fine settimana”.
Maria apre la porta che dà verso la sua casa e lo studio si prepara per dormire…

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Maria José Vexenat, ballerina e coreografa argentina, si è formata come danzaterapeuta sotto la direzione di Maria Fux, della quale è stata allieva  fin dall’età di 9 anni.
Questo lungo tempo di lavoro a fianco della creatrice del metodo le ha permesso di diventare sua discepola e assistente, riuscendo, nello stesso tempo, a sviluppare un  linguaggio personale.
Dal 1983 ad oggi svolge attività di docente nel “Centro Creativo de la Danzaterapia: Maria Fux” a Buenos Aires.
E’ docente presso la Fondazione “Claudina Thevenet” dove lavora con adolescenti con sindrome di Down, dal 2004 è docente nei corsi di danzaterapia presso il Teatro argentino de la Plata (nell’area “Integracion por el Arte”).
Ha svolto, e continua a svolgere, seminari e corsi di formazione in Argentina, Ecuador, Brasile e Italia.
In Italia oggi è docente di formazione presso le scuole italiane (Milano, Catania, Ragusa, Pistoia) che portano avanti il metodo di Maria Fux.
Svolge attività come coreografa in teatro, televisione, ecc.

Ha pubblicato il libro “DANZATERAPIA – Vida y transformaciòn” – Editorial Dunken